Quando l’incertezza normativa diventa una vera voce di costo.
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L’incertezza normativa può diventare una vera voce di costo.
Nel mese di agosto 2025, il Sole24Ore a ha rilanciato uno studio internazionale destinato a far discutere.
Secondo l’analisi firmata da Giommoni, Guiso, Michelacci e Morelli (pubblicata dal CEPR), l’Italia perde ogni anno fino a 110 miliardi di euro a causa della scarsa qualità delle leggi.
Una cifra che equivale a circa il 5% del PIL nazionale.
Il problema — secondo gli autori — non è la quantità delle norme, ma la struttura del testo legislativo: frasi troppo lunghe, uso eccessivo di rinvii ad altre norme, riferimenti normativi ambigui, assenza di definizioni chiare.
Il risultato è una incertezza sistemica, che:
- genera ritardi decisionali nelle imprese,
- aumenta il costo della compliance,
- espone operatori e professionisti a errori interpretativi,
- e alimenta un contenzioso diffuso, in sede amministrativa, tributaria e civile.
Quando la norma non protegge, ma complica
Per i professionisti del rischio, questa è una dinamica ben nota: il diritto, da strumento di garanzia, può diventare un elemento di vulnerabilità operativa, soprattutto per imprese che operano in settori ad alta regolamentazione (finanza, edilizia, energia, ambiente, PA).
Nel 2024, in Italia sono state registrate oltre 1,3 milioni di cause civili e tributarie pendenti derivanti da contenziosi con enti pubblici, autorità o soggetti regolatori.
Molti di questi conflitti nascono da interpretazioni discordanti, più che da infrazioni manifeste.
Quale ruolo per la tutela legale?
In un contesto come questo, la tutela legale non è solo una copertura contro le spese processuali.
È uno strumento di gestione del rischio normativo, che permette all’impresa e al professionista di:
- agire in modo informato prima che si generi il contenzioso,
- difendersi in procedimenti dove l’oggetto del contendere è spesso la norma stessa,
- disporre di supporto legale anche su materie a rischio grigio (fisco, ambiente, contratti pubblici)
- ridurre l’impatto economico e reputazionale derivante da una contestazione formale.
La qualità dei testi non è un dettaglio
È su questo punto che TUTELA LEGALE ha investito in modo strutturale, scegliendo di:
- scrivere i propri testi in modo tecnico ma leggibile, riducendo l’ambiguità interpretativa,
- evitare eccessivi rimandi contrattuali, privilegiando clausole autoportanti,
- adottare definizioni univoche e coerenti, anche nei contratti tailor made,
- prevedere clausole di chiarezza esplicita per le situazioni più critiche.
Il nostro approccio alla scrittura contrattuale punta a evitare le incertezze tipiche della normativa italiana: definizioni chiare, clausole leggibili, struttura modulare coerente.
In sintesi
In un sistema dove l’ambiguità legislativa è fonte di perdita economica, inefficienza e rischio reputazionale, la tutela legale non è più accessoria: è parte integrante della governance aziendale e della strategia di risk management normativo.
Nelle diverse aree della tutela legale – dal penale al civile, fino alle dispute contrattuali – un testo chiaro e completo permette una gestione più efficace, riduce i costi e offre maggiore prevedibilità, trasformando un potenziale rischio in un processo più governabile.