Solvency II, regole di prudenza e qualità nella raccolta

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di Andrea Moraschini, responsabile Amministrazione, Pianificazione e Controllo di Tutela Legale

In Tutela Legale S.p.a. le attività dell’ufficio che governo riguardano un ambito piuttosto esteso; col mio team ci occupiamo di monitorare l’andamento della Compagnia, sotto il profilo della raccolta premi e della gestione dei sinistri; consolidiamo poi i risultati conseguiti sotto il profilo contabile con la predisposizione dei Bilanci infrannuali e del Bilancio di Esercizio. Non meno importante è poi l’attività di pianificazione del Business con la costruzione di Budget e piani pluriennali.

team amministrazione di Tutela Legale
Il team di Andrea Moraschini con (da sinistra) Alessia Giannone, Patrizia Lampugnani, Michela Ciaramella e Ilaria Rolando

Su tali attività si è innestato, a partire dal 1° gennaio 2016, l’impatto della normativa emanata dall’Unione Europea denominata “Solvency II”. Tale normativa disciplina il calcolo dei requisiti di solvibilità per le compagnie assicurative europee e ha introdotto metodologie e metriche decisamente più estese e complesse delle precedenti.

Il principio della norma è che più una compagnia cresce (cioè più premi raccoglie), più aumenta il rischio che si prende in carico; le compagnie devono quindi garantire un livello di “qualità” della raccolta, che si documenta nel mantenimento di un livello di sinistrosità contenuto e coerente con il Business.

Nel caso dei prodotti Tutela Legale, le attività più “misurate” dalla norma sono quelle di sottoscrizione (underwriting), dove è necessario elevare il livello di attenzione sulla presa in carico dei nuovi rischi. Attualmente, la nostra Compagnia gode di un tasso di solvibilità del 230%, vale a dire che siamo garantiti per coprire il doppio dei rischi che ci siamo presi in carico. Si tratta di un indicatore di elevato standing ed è evidenza della solidità della Compagnia.

E’ interessante sottolineare che questo indicatore direzionale si ribalta inevitabilmente sull’operatività della nostra rete di intermediazione, che assume i rischi assicurativi con elevato livello di autonomia.

Per questo motivo, oggi è indispensabile costruire una reale unità d’intenti (o visione comune) tra compagnia e intermediari nell’assunzione e nella valutazione dei rischi.

Assicurare infatti un buon mix tra risultati ottenuti, solvibilità del business e soddisfazione nelle performance è interesse di entrambe le parti; per questo penso che la normativa Solvency II possa diventare un punto di interesse anche per la rete.